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Carolina Costa e Matilde Lauria: “Tokyo 2020, un’esperienza indimenticabile”

Sono passati dieci giorni da quando, all’Olympic Stadium di Tokyo, la cerimonia di chiusura ha consegnato agli archivi i XVI Giochi Paralimpici estivi. Un’edizione straordinaria per l’Italia, rientrata dal Giappone con 69 medaglie (14 ori, 29 argenti e 26 bronzi). Tra queste c’è il bronzo conquistato nel Judo da Carolina Costa, mentre l’altra azzurra della Fispic, Matilde Lauria, è arrivata settima.

Per l’Italia un cammino trionfale che “ci rende orgogliosi”, come ha affermato Luca Pancalli, Presidente del Comitato italiano paralimpico. Orgoglioso è anche Sandro Di Girolamo, Presidente della Fispic, la Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi che per la prima volta nella storia è stata rappresentata da 2 atlete alle Paralimpiadi, accompagnate da Silvio Tavoletta, Direttore Tecnico del Judo, e dal Tecnico Nazionale Roberto Tamanti.

Ora Carolina Costa e Matilde Lauria si sono prese una piccola pausa. Carolina è volata in Polonia dai nonni, Matilde sta approfittando del breve stop per godersi la famiglia, ma a breve entrambe riprenderanno le attività. Dopo la fine dei Giochi, le punte di diamante del Judo azzurro raccontano le emozioni di chi ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare all’evento più affascinante, atteso e suggestivo nella storia dello sport.

Carolina Costa. “E’ stata un’esperienza indimenticabile”, dice la judoka, festeggiata a Messina da amici e parenti con i fuochi d’artificio in spiaggia e ricevuta in Comune dal sindaco De Luca e dall’assessore allo Sport Gallo che le hanno consegnato lo stemma della città e un mazzo di fiori.  “Le Paralimpiadi racchiudono 4 anni di preparazione, sacrificio e speranze. Addirittura, nel caso di Tokyo 2020, l’attesa è stata di 5 anni. L’atmosfera che si respira durante la manifestazione è fantastica. Il bronzo? E’ un punto di partenza, la medaglia vinta mi ha dato la carica e lo stimolo per tornare subito ad allenarmi e puntare ai prossimi obiettivi. Prima delle Paralimpiadi di Parigi 2024, ci sono gli Europei, i Mondiali e i vari Tornei di qualificazione. I punteggi si azzerano e si ricomincia daccapo. Meglio così, mi sono presentata a Tokyo al 1° posto del Ranking mondiale ed è stato un peso. Avevo i fari puntati, ero considerata l’atleta da battere e la pressione si è fatta sentire. Comunque sia, il bronzo per me vale oro e porterò con me per sempre l’esperienza che ho vissuto in Giappone, sia a livello sportivo sia umano. Chiaramente, vorrei che gli atleti paralimpici fossero supportati ancora di più, il sostegno deve esserci sempre, non solo quando in ballo ci sono tornei prestigiosi e medaglie. Matilde? Con lei ho un ottimo rapporto, ci siamo aiutate a vicenda e non lo dimenticherò”.

Matilde Lauria. “Fin dall’inizio sono entrata un vortice di emozioni”, racconta Matilde, “mi sono detta: ‘io, prima (e unica, ndr) atleta sordo-cieca nella storia che partecipa a una Paralimpiade. Durante la cerimonia di apertura sono scoppiata a piangere, ero aggrappata a Carolina e le chiedevo: ‘Spiegami quello che c’è, cosa vedi’, è stato davvero emozionante, ho provato sensazioni bellissime. Spero che la mia esperienza apra la strada a tanti ragazzi che, come me, hanno una doppia disabilità. E’ stato bellissimo conoscere atleti paralimpici che hanno fatto sacrifici enormi per coronare il sogno di partecipare ai Giochi, tutti erano sorridenti, felici, emozionati, e da tutti ho imparato qualcosa. La disabilità va vissuta, non combattuta, ecco perché spero che il mio cammino dia speranza e stimoli ad altri atleti intenzionati a coltivare i loro hobby e perseguire le proprie ambizioni. Niente è impossibile”. Gli amici della Lega del Filo d’Oro, dove Matilde svolge l’orientamento uditivo, le hanno preparato una festa a sorpresa a Napoli, nel quartiere Fuorigrotta. Ora qualche altro giorno di relax insieme al marito Alessandro e ai figli Paola, Marco e Gabriele, poi si torna al lavoro. “Ho 54 anni, ma voglio continuare ad allenarmi, anche se il mio obiettivo principale è coinvolgere e dare la possibilità ai ragazzi non vedenti di fare sport”.

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