“Abbiamo realizzato un sogno”. Ieri la Nazionale italiana di Judo è rientrata da Baku, capitale dell’Azerbaigian e teatro dei successi azzurri al Mondiale. La medaglia d’oro di Carolina Costa, quelle di bronzo di Matilde Lauria e Paolo Dong Dong Camanni, il quinto posto di Valerio Teodori, il settimo di Simone Cannizzaro. Poi la giovanissima Asia Giordano che al debutto nel prestigioso torneo ha pagato l’emozione, ma in futuro, non c’è dubbio, si toglierà tante belle soddisfazioni. Due giorni di gare, speranze e sofferenze. Adrenalina pura, fino all’esplosione di gioia di un gruppo coeso e affiatato. A distanza di qualche ora Carolina Costa, Matilde Lauria e Paolo Dong Dong Camanni raccontano le loro emozioni e la felicità di aver scritto una pagina indelebile della storia della Fispic.
CAROLINA COSTA. “E’ stata dura”, dice l’atleta messinese che si è presentata al Mondiale da campionessa d’Europa e ha vinto l’oro nella categoria J2 +70 kg. “Non ero al top della condizione e quando ho letto i nomi delle avversarie nella poule mi sono un po’ scoraggiata”. Carolina, infatti, è stata inserita nella parte alta del tabellone insieme alle atlete più quotate. “Poi, però, nel primo incontro ho battuto Rebeca Silva e ho preso fiducia. Tant’è che ho detto a Francesco (Faraldo, allenatore azzurro, ndr): ‘Beh, forse ce la posso fare!’”. A seguire il successo con l’altra fortissima brasiliana, Meg Emmerich, e la vittoria in finale contro la sorprendente Sheyla Hernandez Estupinan, judoka cubana all’esordio nelle gare internazionali. “Ero convinta di dover affrontare la francese (Prescillia Leze), invece quest’ultima ha perso contro la cubana che non conoscevo affatto. Per fortuna lo staff tecnico ha studiato i suoi video dandomi preziosi consigli e alla fine l’ho spuntata. Dedico la vittoria a mio nonno Stanislaw che è scomparso l’anno scorso. Lui e mio padre erano i miei primi tifosi, saranno orgogliosi di questa medaglia”, conclude l’atleta tesserata con la “Judo Franco Costa”, società messinese intitolata proprio a suo papà.
MATILDE LAURIA. Lei c’è sempre e non smette mai di stupire. L’anno scorso, a Tokyo, era l’unica judoka sordo-cieca presente alle Paralmpiadi e ha conquistato un ottimo 7° posto. A Baku un’altra grande impresa dell’atleta napoletana che torna a casa con la medaglia di bronzo. “Non sentivo nulla e, dico la verità, non riuscivo a credere di aver vinto il bronzo”, racconta Matilde, tesserata con l’Asd NoiVed Napoli. Judoka da quando aveva 18 anni e vanta numerosi titoli italiano, un quarto posto agli Europei, un quinto ai Mondiali e un bronzo all’IBSA Judo Grand Prix in Kazakistan. Matilde ha praticato tantissime discipline ed è un esempio per i giovani che si avvicinando al mondo sportivo. “Gran parte del merito è di mio padre Ciro, lui si è sempre battuto per l’inclusione, sia nello sport sia nella scuola. Se ne è andato 25 anni fa e a lui dedico la medaglia. Infine, vorrei ringraziare lo staff della Nazionale e i miei compagni. Siamo molto uniti, tra noi c’è grande sintonia. Nonostante la tensione delle gare ci siamo divertiti tanto, forse questo è stato il segreto dei nostri successi”.
PAOLO DONG DONG CAMANNI. Prosegue l’ascesa del 18enne che nel 2022 a livello internazionale si è tolto parecchie soddisfazioni. Oro agli Epyg in Finlandia, i due bronzi agli Europei di Cagliari e al Grand Prix in Turchia, e ora il bronzo al Mondiale. “Stavolta non me l’aspettavo di vincere una medaglia”, rivela il judoka umbro. “ancora non riesco a realizzare quello che è successo, sono solo felicissimo. Da poco mi sono trasferito a Bologna per iniziare l’università (Ingegneria elettronica e telecomunicazioni, ndr), le settimane precedenti al Mondiale sono state abbastanza movimentate, ma per fortuna è andata bene. A chi la dedico? Innanzitutto ai miei genitori, Guido e Francesca, sono sempre al mio fianco e il loro supporto ha un valore inestimabile. Questo titolo lo dedico anche al mio allenatore Gaspare Mazzeo, alla società Kosen Judo Club, e allo staff tecnico della Nazionale che ha svolto un lavoro egregio. Il futuro? Nelle prossime competizioni dovrò accumulare il punteggio sufficiente per coronare il mio sogno. Qual è? Ovviamente partecipare alle Paralimpiadi di Parigi 2024!”.
Si chiude così l’indimenticabile avventura degli azzurri in Azerbaigian, dove la Nazionale ha dimostrato di avere talento e, soprattutto, coesione e unità d’intenti. Un elogio doveroso va rivolto allo staff guidato dal Direttore Tecnico Silvio Tavoletta. Insieme al Capo delegazione Andrea Cesolini, a Baku c’erano gli allenatori Alessia Regis, Francesco Faraldo e Fabio Martellacci, il medico Luigi Gatta e il fisioterapista Giorgio Peresempio. Tutti hanno lavorato in modo impeccabile affinché si potessero raggiungere obiettivi prestigiosi. È stata davvero una vittoria di squadra, grazie ragazzi!